Wolfgang Laib, l’essenziale e profondo in mostra al LAC
di Redazione
3 settembre 2017 – 7 gennaio 2018
Wolfgang Laib
LAC Lugano
A cura di Marco Franciolli, direttore MASI
in collaborazione con Francesca Bernasconi, responsabile sviluppo progetti MASI
E’ stata inaugurata oggi, e sarà visibile fino al 7 gennaio 2018, l’importante mostra monografica dedicata a Wolfgang Laib, artista tedesco la cui opera si distingue nel panorama artistico contemporaneo per essenzialità, chiarezza e profondità di pensiero.
Il progetto espositivo, elaborato in stretta collaborazione con l’artista, raccoglie 50 opere tra sculture, fotografie, disegni e installazioni che esplorano tutti gli ambiti del suo universo creativo.
La mostra si apre dando spazio a disegni e fotografie, delineando immediatamente il singolare vocabolario artistico di Laib, capace di coniugare con armonia e semplicità una profonda conoscenza di culture e religioni orientali con un’altrettanto intima riflessione sulle radici del patrimonio culturale occidentale.
Le fotografie realizzate da Laib durante i suoi viaggi in Europa e in Asia compongono un repertorio di forme che prende nuova vita nei suoi essenziali disegni a pastello. A loro volta i motivi che popolano le opere su carta riecheggiano e si amplificano nelle sculture e installazioni che completano il percorso espositivo, secondo un principio di circolarità e ripetizione
paradigmatico dell’opera dell’artista.
Un’esposizione in cui dialogano opere rappresentative dell’intero percorso artistico di Laib: dalla Milkstone, scultura essenziale che sposa in un equilibrio perfetto la durezza del marmo alla fluidità del latte, presente sin dalle prime esposizioni, alle più recenti strutture in legno ricoperte da rilucente lacca birmana (Untitled, 2003); dalla celeberrima sequenza dei Rice Meals (1983) fino all’imponente ziggurat (Es gibt keine Anfang und kein Ende, 1999) in legno e cera d’api che impressiona con la sua mole e il suo intenso profumo.
Fulcro della mostra è l’ampio e luminoso campo di polline di pino, che invita a meditare sulla ciclicità della natura e la
precarietà dell’esistenza, celebrandone al contempo la complessità e la ricchezza.
Significativa è l’attitudine con la quale Laib da sempre si confronta con i materiali organici e inorganici che rendono inconfondibili le sue opere: il marmo viene scolpito, la cera viene plasmata e il polline disposto in ordinate composizioni senza la presunzione di attribuire alla materia un nuovo valore, bensì con la volontà di essere un tramite che con il suo lavoro rende visibile la bellezza intrinseca ad ogni materiale.
Cenni biografici
Wolfgang Laib nasce a Metzingen nel 1950.
L’ambiente familiare colto e aperto gli permette sin da bambino di avvicinarsi all’arte. A partire dagli anni sessanta la famiglia compie numerosi viaggi in Europa in Asia: Laib visita musei, monumenti, siti archeologici e di pellegrinaggio e soprattutto entra in contatto con culture e stili di vita all’antitesti con quelli occidentali.
Nel 1968, malgrado l’interesse che nutre per l’ambito artistico, intraprende gli studi in medicina. Questa esperienza è contraddistinta da una crescente frustrazione nei confronti di una disciplina che si interessa unicamente agli aspetti materiali dell’esistenza.
A partire dal 1970 la famiglia trascorre ogni estate nel sud dell’India, dove il padre ha dato vita a un progetto di sostegno allo sviluppo. Il contatto con lo stile di vita dei piccoli villaggi indiani influenza profondamente Laib.
Nel 1972 realizza la sua prima scultura, un Brahamanda (in sanscrito “uovo cosmico”) e d’ora in poi si dedicherà unicamente alla creazione artistica, privilegiando materiali naturali e forme archetipe.
Nel corso della sua carriera ha esposto nei principali musei europei e americani e partecipato a numerose edizioni della Documenta e della Biennale; nel 2015 ha ricevuto il Premio imperiale per la scultura.
Laib vive e lavora in un piccolo villaggio della Germania del sud e per alcuni mesi all’anno in una casa-studio nel sud dell’India.
Il catalogo della mostra bilingue (italiano / inglese) include testi di Marco Franciolli, Simone Menegoi e Guido Comis. Il ricco apparato iconografico, oltre alle riproduzioni dei disegni e delle fotografie esposte, comprende immagini dell’allestimento della mostra a Lugano e una serie di scatti inediti realizzati nell’atelier dell’artista.
Oltre alle consuete visite guidate gratuite che si svolgono ogni domenica alle 15:00, sono
previste per tutta la durata della mostra attività di mediazione culturale volte a favorire la fruizione
da parte del pubblico e a trasformare la visita in un’esperienza arricchente ed emozionante.
Il programma è disponibile sul sito www.edu.luganolac.ch.