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Umberto Eco e le dimensioni che non contano

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umberto eco

 

di Riccardo Tronci

 

Umberto Eco ha tenuto un incontro con la stampa in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa in “Comunicazione e culture dei media”. La frase che ha colpito di più tra quelle dette è stata:

“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”

Che, tra l’altro, è l’antitesi della “cultura dei media” e anche segno di cattiva comunicazione.

Grazie a Facebook ed ai social in genere abbiamo scoperto un sacco di cose molto interessanti. Ad esempio che solo 1,54354645 periodico degli italiano comprende gli ausiliari e li usa correttamente. Circa il 67% crede che si tratti di para-vigili con il compito di fare le multe durante la pulizia delle strade notturna.

Altra cosa che abbiamo imparato è che gli italiani sono razzisti, leggono poco e amano le citazioni, anche quando sono totalmente inventate. Anche le notizie inventate, da fonti inventate, talvolta prendono corpo e ci troviamo davanti alla condivisione in rete di notizie tipo: “immigrato rom clandestino venuto da Marte rapisce un bambino in un discount, lo brucia per accendere una sigaretta e lo stato gli regala una casa e uno stipendio di 5000 euro il mese”.

I social hanno decisamente scoperchiato un vaso di Pandora, mettendo in luce una società imperfetta, facile da penetrare, convincere, in cui l’odio germina fecondo. Quindi, come parla Eco, parlano anche gli idioti. Eco scrive un post, l’idiota X ne scrive un altro. Tuttavia qualcuno dovrebbe spiegare come sia possibile sostenere che uno scritto in rete, una opinione, di Eco conti quanto quella di Mister X.

Lo sostiene, sbagliando, proprio Umberto Eco, facendo la stessa figura dei maschi che sostengono, per gratificarsi in qualche modo, che le dimensioni non contano. E invece, anche in rete le dimensioni contano, eccome. Lo dice in primo luogo Google, che non tratta tutti allo stesso modo, ma anche il buonsenso stesso. Una dimostrazione rapida:

“Laurea di Umberto Eco in culture dei Media, come Walter White ottimo padre di famiglia“ R. Tronci

Se questo improvvisato aforisma avrà lo stesso successo della lectio magistralis di Umberto Eco, chi scrive si cospargerà il capo di cenere e gli darà ragione. Tuttavia così, ovviamente, non sarà.

Quindi il problema non è tanto che Mister X l’idiota può contagiare l’informazione pubblica (cosa in parte peraltro vera, ma con determinati presupposti dalla parte di chi scrive e da quella di chi legge), è che Mister X e la sua legione sono ignoranti. Scrivono cose come “ Buon HANNO!” che, giustamente, recano sconforto a Umberto Eco. Quindi dovrebbero semplicemente essere deportati nelle fogne delle città, condotti da uno Sgarbi urlante “capracapracapracapracapracapra!”, ed uscire solo nel giorno di Carnevale (quella era la Corte dei Miracoli questa, dei Miracolati?) per non far venire il mal di stomaco al povero Umberto.

Okkio non vede Quore non duole. Lontano dagli Okki lontano dal Quore. E dire che la soluzione possibile potrebbe e dovrebbe essere un’altra, la Squola.

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