Pistoia Blues, un amore lungo 35 anni
di Irene Tempestini – E lucevan le stelle… sulla 35esima edizione dell’irrinunciabile Pistoia Blues Festival, salpato giovedì scorso con l’anteprima affidata ai Negramaro, scelti per aprire le danze degli otto giorni in programma per questa lunga edizione, che fin qui soddisfa le aspettative e forse le supera. Certo, il vero battesimo del palco, per quella che è la storia e la sostanza di questa manifestazione (non ce ne vogliano Sangiorgi & Co e le 6mila persone accorse per vederli) lo si è avuto con Robert Plant, accompagnato dai The Sensational Space Shifters. La storica voce dei Led Zeppelin non si è smentita, regalando ancora una volta ad una piazza che ama profondamente, Pistoia, una performance da nodo in gola, pelle d’oca, capelli dritti. C’è ancora tanto, forse tutto, nelle corde vocali di questo signore della musica, corde che non ci stanno proprio a darla vinta al tempo: c’è il rock, c’è il blues, c’è il pathos, c’è l’anima, c’è la ribellione presa per mano dalla consapevolezza. E credeteci, non c’è niente di stantìo e di riscaldato quando il microfono è nelle mani di uno che ha tanto da insegnare alle nuove leve, presenti numerose tra il pubblico e fortunate ad essere parte dell’ennesimo miracolo fatto in musica, che ha il sapore forte e intenso della leggenda, grazie a brani come Rock N roll o Whole Lotta love. Aperte le danze, e con quali movenze, il festival è proseguito sabato con la Bandabardò, che di ritmo e vitalità ne ha elargiti a profusione, a seguire Lee “Scratch” Perry con Alpha Band e Zion Train feat MC Dubdadda, per un tuffo nelle sonorità reggae, dub, ska, graziati fortunatamente dal maltempo di questi ultimi giorni. Domenica star della serata gli inglesi Morcheeba, capitanati dall’affascinante Skye, che hanno portato sul palco alcune hit planetarie…chi non ha mai canticchiato anche per sbaglio (noi si) You and me we’re meant to be Walking free in harmony One fine day we’ll fly away Don’t you know that Rome wasn’t built in a day. Dall’ Inghilterra al Niger con il Tuareg Omara Moctar alias Bombino, nomade nei deserti dell’Africa Settentrionale con la passione per la chitarra rock; e dai berberi agli Stati Uniti, per chiudere un bel lunedì corposo per gli amanti del pentagramma, con Jack Johnson, il cantautore surfista più amato, sul palco pistoiese in esclusiva per un’unica data italiana. E stasera ancora stelle e strisce con The Lumineers, trio folk rock insigniti poche settimane fa del premio Bmi Pop Awards per la canzone più programmata nell’anno precedente, “Ho Hey”.
Per il momento, aspettando l’ attesissima chiusura del Pistoia Blues affidata agli imprevedibili Arctic Monkeys, passando prima dalle note intimiste della cantautrice statunitense Suzanne Vega in programma domani, non c’è da lamentarsi e farlo sarebbe ipocrita e tendenzioso… non ci interessano i numeri (che pur sono ottimi), almeno quelli li lasciamo ai manager e ai contabili. A noi interessano la partecipazione, le mani alzate, i balli, i watt che battono sul petto, la storia che si scrive, le generazioni che convivono in una città che con amore e sacrificio, una volta l’anno indossa i panni migliori per ben presentarsi al mondo, anche se spesso il mondo fa finta di non vedere e sentire. Eppure Pistoia e il suo Festival ci sono, “antichi” ma non vecchi, stretti in un confortante abbraccio… e su di loro splenderanno le stelle.