Morandi e l’antico: Vitale da Bologna, Barocci, Rembrandt e Crespi
di Redazione
Da oggi il Museo Morandi di Bologna ha un nuovo allestimento che, nell’anno in cui ricorre il cinquantesimo anniversario della morte di Giorgio Morandi, si focalizza sul suo rapporto con l’arte antica scegliendo di introdurre nel percorso espositivo alcuni capolavori di autori del passato, da lui amati e studiati, anche a testimonianza di quanto la modernità della pittura di Morandi abbia tratto origine dall’antico.
Il rinnovamento allestimento va di pari passo con gli importanti prestiti legati all’imminente apertura al National Museum of Modern and Contemporary Art di Deoksugung, Seoul della mostra Giorgio Morandi in Corea (19 novembre 2014 – 25 febbraio 2015),a cura del Museo Morandi, che vede protagonista il maestro bolognese della prima personale a lui dedicata nel paese asiatico ed è uno dei principali eventi nel programma di scambi culturali tra la città di Bologna e la città di Seoul in occasione delle celebrazioni del 130° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Corea.
I visitatori potranno ammirare le opere di Federico Barocci, Giuseppe Maria Crespi, Rembrandt van Rijn e Vitale da Bologna comprese in un arco temporale che va dal Trecento al Settecento e provenienti da altre sedi dell’Istituzione Bologna Musei – Collezioni Comunali d’Arte, Museo Davia Bargellini, Casa Morandi – e dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Per Morandi l’osservazione degli antichi non è solo studio accademico e parte integrante della pratica che accompagna ogni formazione artistica. Si tratta soprattutto di una traiettoria per collegarsi a quella linea ideale che congiungeva Piero della Francesca a Cézanne attraverso Chardin e Corot. L’artista è assiduo visitatore della Pinacoteca cittadina, dove non si stanca di osservare le tele di Guido Reni e del Guercino o i dipinti di Giuseppe Maria Crespi, di cui possiede alcune opere nella sua collezione privata. Ma ama anche le tavole dei Primitivi ed è un fine conoscitore della pittura bolognese delle origini fino a conservare per sé tre frammenti attribuiti da Roberto Longhi allo Pseudo Jacopino di Francesco. Quando non entra in una chiesa bolognese per ammirare le pale d’altare, lo troviamo a Firenze, Padova, Roma, Venezia o a mostre e biennali, dove ha occasione di confrontarsi con i francesi: Renoir, Monet, Courbet. Ma l’occhio del grande artista e la sua eccezionale capacità percettiva si manifestano ancor prima nella conoscenza e nella profonda comprensione degli artisti attraverso le sole riproduzioni in bianco e nero, oltre a Cézanne, scopre la pennellata lenta di Chardin, la nitidezza dell’immagine di Vermeer, i paesaggi immensi di Corot, cui si aggiungoni i fondamentali esempi di Seurat e Rousseau.
Giorgio Morandi guarda poi a Rembrandt come a un maestro assoluto dell’arte incisoria. È a lui che si ispira per diventare uno fra i più grandi incisori all’acquaforte di tutti i tempi, tecnica che insegna ininterrottamente all’Accademia di Belle Arti di Bologna dal 1930 al 1956.
Proprio all’incisione, il nuovo percorso espositivo del Museo Morandi riserva particolare attenzione, con una sala dedicata che accosta 19 acqueforti morandiane alle opere di Rembrandt e Barocci.