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Max Cooper, un viaggio musicale nell’essere “human”

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Max Cooper

di Irene Tempestini

– Stolto chi pensa che la musica del producer irlandese di stanza a Londra, Max Cooper, sia semplice musica da ballare! Noi ovviamente, come richiede la miglior IDM, ci mettiamo comodi, indossiamo le cuffie, alziamo il volume, (ci perdoneranno le nostre orecchie), chiudiamo gli occhi, e ci lasciamo guidare attraverso un incredibile viaggio musicale, potente spinta per profonde riflessioni esistenziali.

Ascoltando la nutrita produzione di Cooper (oltre 50 tra brani originali e remixes), diventiamo i nudi protagonisti di un’esperienza emotiva forte, quasi indescrivibile per la sua complessità. E la sentiamo, e come, quella lama sottile della vita che ci incide senza pietà il cuore, facendolo sanguinare sull’anima, che si nutre e al tempo stesso si consuma. Brividi, magone e senso di oppressione al petto.

Benvenuti, siamo giunti a destinazione, là dove una scarsa luce filtra su paesaggi spettrali immersi nelle tenebre. Luce e oscurità dell’essere umano, in un continuo alternarsi di suoni struggenti che rievocano la bellezza, talvolta drammatica, e la sacralità del creato. Suoni e melodie ricercate, per un artista elegante e instancabile sperimentatore.

Tra le sue produzioni più conosciute e riuscite la trilogia denominata Serie (struggente Harmonisch Serie) accompagnata da altrettanti video creati ad hoc da Whiskas Fx e ispirati da concetti scientifici e matematici, che rappresentano una parte fondamentale del background di Cooper, che fin da piccolo, dopo aver letto un libro di Stephen Hawking, decise che sarebbe diventato genetista, riuscendoci.

E’ del 2012 l ’ EP Conditions One, frutto della collaborazione con i canadesi Braids  e primo di una serie di progetti che analizzano la condizione umana; la sua uscita è stata accompagnata da remixes evocativi di artisti quali Ghosting Season e D/R/U/G/S (aka Callum Wright). Pleasure, ha dichiarato lo stesso Cooper, rappresenta il tentativo di figurare in musica qualcosa di realmente piacevole e bello, mentre Automaton è più dark e punta a dimostrare quanto gli esseri umani siano essenzialmente deterministici.

Ma è con l’album d’esordio Human (marzo 2014), che si rischia di perdersi nei meandri dell’ anima. Ben 11 le tracce prodotte da Cooper, ognuna delle quali rappresenta un tema “umano”. Il viaggio subisce uno shock con Impacts che, come vuole la migliore glitch music, descrive gli impatti martellanti della vita con suoni meccanici, artificiali, spigolosi, potenti, ridondanti, con l’aggiunta di amplificatori e overdrive, spinti al limite soprattutto nel remix  che ne ha fatto Perc.

Max cooper

Max Cooper , cover album Human

Emotivamente è come se stessimo camminando sull’orlo di un precipizio, fiaccati dall’angoscia costante di cadere nel baratro. Eppure arriva sempre qualche suono o melodia a rassicurarci e sostenerci, come una mano tesa a cui aggrapparci. Si cade e ci si rialza quindi, risucchiati in un vortice inarrestabile di stati emotivi.

Dopo aver incassato una serie di duri colpi, saliamo alti con Empyrean, termine greco che indica il Paradiso, brano nel quale Cooper tenta di rappresentare in musica il concetto di sfere celesti, “provando a mantenere suoni  calmi e soft, ma cercando anche pienezza di dettagli e melodie complesse”.

Affanno misto a soddisfazione nell’ascoltare Potency, con i suoni spesso pesanti, ridondanti, l’eco distante ed evocativo dei sintetizzatori e l’unione sensuale di atmosfere diverse. Suoni e melodie ora sinuose e leggere, ora drammatiche come se la fine di qualcosa, o peggio ancora di tutto, fosse imminente.

Grazie alle sperimentazioni di Cooper saliamo fino in Paradiso per poi sprofondare negli abissi infernali, a fare i conti con gli spettri, detestati compagni del nostro essere umani. Ma Cooper insistentemente ci sprona attraverso suoni potenti, prolungati, ripetitivi, a risalire la china e tornare alla luce.

Musicalmente è fortemente influenzato, e lo ha più volte confermato, da Jon Hopkins, Sigur Rós e Ólafur Arnalds. Le sue melodie spaziano dall’ elettronica alla techno, passando per il più classico IDM al quale apporta elementi di novità. Irrinunciabili i richiami alla migliore ambient.

Il viaggio è stato lungo, e ne usciamo emotivamente provati, come moderni Alighieri consapevoli di aver intrapreso un percorso dentro noi stessi al quale non ci si può sempre sottrarre.

 

I brani consigliati dalla redazione di zest.today:

Harmonisch Serie, Micron, Impacts, Empyrean, Seething, Apparitions, Echoes Reality, Enveloped.

 

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