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L’artista Jota Castro sulla decrescita e lo Slow Future

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jota castro, buscando americas, 2012

A tutta decrescita, lo Slow Future – Jota Castro

In colloquio con Lorenzo Guadagnucci

Mercoledì 19 novembre ore 18.00

Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato (Interno del nuovo edificio)

E se fosse la decrescita la chiave di svolta per l’economia mondiale ? Se lo sviluppo a passo di tartaruga  e un più armonico rapporto con la natura e fra gli stessi esseri umani riuscisse a creare più risorse per il pianeta ?Questi e altri “provocatori “interrogativi saranno alla base del nuovo appuntamento del ciclo Cambiamenti la rassegna di incontri tematici promossa dal Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, un momento di incontro con personalità del mondo contemporaneo all’interno del nuovo edificio realizzato dall’architetto Maurice Nio.

Mercoledì 19 novembre 2014, alle ore 18.00, nei locali del nuovo Pecci l’artista e curatore peruviano Jota Castro intervistato da Lorenzo Guadagnucci, giornalista esperto di economie solidali,  esporrà la sua posizione sul tema dello Slow Future attorno al quale ha incentrato la sua recente ricerca artistica e curatoriale. Lo Slow Future parte dall’abbandono di un modello di sviluppo in cui l’aumento del PIL (Prodotto Interno Lordo) è l’unica guida. L’alternativa proposta da Castro è invece quella di uno sviluppo lento, che segua ritmi meno frenetici per l’uomo e abbia una sostenibilità ambientale. La teoria che la crescita economica sia l’unica strada possibile è messo in discussione alla luce delle diseguaglianze sociali e dei danni all’ambiente provocati durante l’ultimo secolo. I sostenitori dello Slow Future puntano invece al binomio fra decrescita dei consumi e mantenimento di una buona qualità di vita attraverso, ad esempio, il riciclo, gli spostamenti non motorizzati ma anche il coinvolgimento diretto delle comunità nelle scelte che riguardano gli spazi pubblici. Il tema dello Slow Future, che a prima vista può sembrare coinvolgere solo economisti e politici, ha trovato invece un terreno fertile anche nel mondo dell’arte come testimonia la mostra collettiva curata dallo stesso Jota Castro al Castello Ujazdowski di Varsavia da giugno a settembre di quest’anno e che ha visto la partecipazione di ben ventidue artisti internazionali.

jota castro

Jota Castro

Nell’incontro del 19 novembre Jota Castro, anche alla luce della sua precedente esperienza di diplomatico all’ONU e presso l’Unione Europea, cercherà di affrontare le contraddizioni del nostro presente e del modello alternativo che ha deciso di sostenere non rinunciando a misurarsi anche con le posizioni di coloro che ritengono questa teoria troppo rischiosa per le reali forze dell’economia, fatta di ritorno alle campagne e di rinuncia ai benefici dell’industrializzazione.Un appuntamento da non perdere per cercare di comprendere attraverso questo colloquio alcuni dei possibili elementi che governano i grandi cambiamenti del mondo attuale.

Jota Castro (Lima, Perù, 1965) vive e lavora a Bruxelles (Belgio). Egli lavora indifferentemente con i mezzi della scultura, della fotografia, del video e dell’installazione, realizzando opere di esplicito impatto civile, imperniate su grandi tematiche sociali e politiche. Castro insegna alla European University di Madrid. Ha partecipato alle Biennali di Venezia, Tirana, Praga e Gwandju. Nel 2004 ha vinto la Biennale di Gwandju, in Corea. Nel 2014 ha curato la mostra collettiva “Slow Future” al Castello Ujazdowski di Varsavia.

Lorenzo Guadagnucci, giornalista, lavora alla redazione Cultura-Spettacoli del Quotidiano Nazionale (La Nazione – Il Resto del Carlino – Il Giorno). Si occupa di economie solidali e su questo tema ha scritto “La crisi di crescita. Le prospettive del commercio equo e solidale” (con Fabio Gavelli, Feltrinelli 2004), “Il nuovo mutualismo. Sobrietà, stili di vita ed esperienze di un’altra società” (Feltrinelli 2007) e “Dalla parte sbagliata del mondo” (Terre di Mezzo 2009)

Il ciclo “Cambiamenti” intende affrontare le grandi svolte che il mondo sta attraversando, sia sul versante sociale che su quello politico, economico e tecnologico. Nella considerazione dell’arte come mezzo per comprendere – ed eventualmente cambiare –  il mondo, il Centro Pecci ha invitato una serie di personalità internazionali particolarmente attente ai problemi della contemporaneità, per suggerire una mappa di riferimenti sui cambiamenti globali. I prossimi appuntamenti sono a dicembre con Edwin Bendyk e Mirko Zardini.

L’evento del 19 novembre è in spagnolo con traduzione simultanea. Viene trasmesso in diretta streaming (info sul sito del Centro www.centropecci.it).

L’ingresso è libero.

Le attività del  Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci sono sostenute dal Comune di Prato e dalla Regione Toscana.

Il ciclo “Cambiamenti” è interamente sponsorizzato dalla famiglia Pecci.

 

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