Jeff Angell – Staticland, esordio schietto e sensuale per la star dei Walking Papers
di Irene Tempestini
Iniziate a battere i piedi amanti del rock/blues schietto e diretto, senza tanti filtri e sovrapposizioni. Jeff Angell è tornato con un nuovo progetto tutto suo, i Jeff Angell’s Staticland, il cui esordio discografico ha uno stile magnificamente grezzo, aggettivo quest’ultimo usato per l’occasione nella sua accezione più positiva.
Staticland (UDR/Warner 20 maggio 2016), prodotto da Vance Powell (Jack White, The Dead Weather, The Raconteurs, Seasick Steve), inizia con “Everything is wrong” brano dalla moderata andatura rock/blues, che nella successiva “The Edge” varia galoppando selvaggiamente a colpi di ritmica e spinte diaframmatiche che generano una voce calda, sensuale e graffiante quanto basta.
“Never look back” prosegue la corsa accelerando con accenni di puro punk old school, mentre le sferzate delle cinque corde inseguono e, a loro volta, si lasciano inseguire, dalla sezione ritmica potente e al contempo attraente in un gioco che, per gli appassionati come chi scrive, ha qualcosa di fortemente erotico, come erotico e accattivante è il brano “Band aid on a bullet hole”, in cui la voce suadente si adagia come un nudo e caldo corpo sull’architettura sonora morbida e insinuante, fatta di controtempi, improvvisi cambi e insurrezioni di riff.
Cavalca l’onda rock sembra dire Jeff nella traccia successiva “Phantom Limb”, dove le le influenze grunge assorbite a Seattle (nei Post Stardom Depression prima e nei Walking Papers a tutt’oggi n.d.a) affiorano sia nella modulazione vocale sia nei suoni graffianti, negli amplificatori impazziti e nelle distorsioni spinte al limite. Ce l’aspettiamo ed eccola che arriva, immancabile, la ballad che mette tutto e tutti a tacere. “The World is gonna win” è una placida composizione che in un sapiente crescendo riesce a trasportarci in magici scenari melodici, dal song writing curato e intenso, come del resto lo è in tutta la produzione di Angell.
Ci lasciamo tranquillizzare dalla raffinatezza di questo brano avvolgente, per poi farci sbattere dai colpi di batteria e chitarra di “Nola”, la prova più puramente blues dell’album. Splendida l’esecuzione vocale di Jeff che riesce a controllare una timbrica non facile da dosare.
Ritorniamo al rock con “High Score”, in cui emerge soprattutto l’urlo della chitarra lasciata libera di sfogarsi con effetti sfrenati, il cui risultato mette i brividi. “If you only knew” ci riporta a sonorità più controllate e atmosfere cupe, con le azzeccate incursioni vocali mai scontate o inappropriate. Nel complesso una traccia imponente, sia strutturalmente che emotivamente parlando. Un brano evocativo e dalle sfumature mistico-introspettive suscitate dal coro che, in un contesto simile, non passa certo inosservato, andando a caratterizzare il pezzo più dark dell’intero lavoro.
“I’ll find you” è la luce, l’apertura sonora dopo la solennità della traccia precedente. Un brano fresco, veloce, con un cantato più disteso e limpido. Torniamo però subito all’impronta rock/blues predominante di Staticland e a quelle note basse, ai graffi vocali, gli attacchi, i cambi e le leggere spinte sul diaframma che tanto ci piacciono.
Ecco “Freak”, penultima canzone, uno dei climax dell’album, in cui Angell riesce ad aggiungere qualcosa in più, come se fino a qui non avesse già dato tanto. La voce morbida si apre a note più ampie, mentre la ritmica e i sussulti di chitarra contribuiscono all’ effetto complessivo che colpisce dritto al cuore. Brano toccante. Il viaggio si conclude con l’appena sussurrata “Let the healing begin”, con cui Angell e i suoi Staticland si congedano lasciando il segno.
Ora potete prendere le vostre vite, i vostri sogni, e provare a farne qualcosa di grande, come ha fatto Jeff, che dopo anni di sudore nei clubs americani, ha dato vita ad un album importante, degno omaggio alla migliore tradizione rock/blues, senza dimenticare la scena di Seattle, oltre alle influenze post punk tanto care a questo artista.
Staticland, 13 tracce, ognuna diversa dall’altra, ognuna un mondo a sè ma che si completa nell’altro grazie ad uno scambio reciproco, capace di creare un tutt’uno finale sensuale e suggestivo. La recente reunion dei Guns ‘N’ Roses ci fa piacere anche per questo, quindi grazie sir McKagan…per i Walking Papers possiamo aspettare ancora un po’.
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Line – up
Jeff Angell – voce, chitarra
Benjamin Anderson – tastiere, basso
Joshua Fant – batteria
Tracklist
01. Everything Is Wrong
02. The Edge
03. Never Look Back
04. Band-Aid On A Bullet Hole
05. Phantom Limb
06. The World Is Gonna Win
07. Nola
08. High Score
09. If You Only New
10. I’ll Find You
11. Tomorrow’s Chore
12. Freak
13. Let The Healing Begin
https://youtu.be/8oqZ7dGFfJA