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Intervista a Diego Gabriele, l’artista dei tratti graffianti e della pittura materica

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di Irene Tempestini

 

Diego Gabriele è un giovane artista, pittore e illustratore fiorentino. Le sue opere sono state esposte a Milano, New York, Berlino, Parigi. Ha all’attivo collaborazioni con brand di moda, band musicali, case editrici e anche cioccolaterie storiche, come la Biolzi di Parma, per la quale ha realizzato un packaging esclusivo, trasformando il prelibato cioccolato in piccole grandi opere d’arte. Hanno visto la luce quindi 13 tavolette, 13 gusti, 13 volti femminili ciascuno con un nome e, anche, una scatola di praline. Quando si dice nutrire tutti i sensi, vista compresa!

 

Artista impegnato su più fronti, di lui colpiscono, nell’immediato, le linee essenziali e a tratti “nervose”, unite all’emotività nostalgica delle figure, soprattutto femminili. Splendide creature dagli occhi grandi e vacui, perse nella contemplazione della propria vita e del caos che le circonda, fatto di odio, tormenti, paure, angoscia, egoismo, ma anche lumicini di speranza a cui aggrapparsi.  Da non perdere i racconti illustrati pubblicati sul sito web di Diego Gabriele e la linea di t-shirt con grafiche artistiche da lui realizzate. C’è l’imbarazzo della scelta, il catalogo di Diego Gabriele è ricco e affascinante e non potendo pubblicare ogni sua opera per ovvi motivi, consiglio vivamente di visitare il suo sito web QUI
Ma conosciamo meglio l’artista, la sua ispirazione, i suoi progetti.

 

Pittore, illustratore, artista impegnato su più fronti. Come hai scelto il tuo stile così personale e riconoscibile?

 

Credo che lo stile di un pittore o di un illustratore dipenda molto dal proprio stile di vita, dallo spazio e dal tempo a disposizione per lavorare. A seconda di queste variabili lo stile può mutare notevolmente. Per me è stato così: 18 anni fa quando ho iniziato a dipingere abitavo in un piccolo monolocale nel centro di Firenze, avevo pochissimo spazio a disposizione e un grande desiderio di dipingere in grande formato, quindi iniziai a utilizzare dei cartoni da imballaggio (facili da reperire a costo zero) e dipingevo con acrilico e matite per non utilizzare solventi. Nel frattempo cercavo un modo in cui le immagini venissero fuori da un tratto contorto, quasi scarabocchiato.
 
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“Bimbe”, acrilico, pastelli e matita su cartone, 80×100 cm, 2007.

 

Quali sono le tue tecniche preferite e c’è un artista che ti ha maggiormente influenzato nel corso della tua vita?

 

Amo i tratti graffianti e la pittura materica, per questo motivo utilizzo matite, acrilici e supporti riciclati, talvolta visibilmente di recupero. Sono tantissimi gli artisti che mi hanno influenzato: i primi sicuramente sono Trevor Brown e Junko Mizuno. Grazie a loro mi sono avvicinato alla pittura Lowbrow, mentre mangaka come Hayao Miyazaki e Range Murata sono stati di grandissima ispirazione. Nel panorama della pittura invece devo molto a Egon Schiele, Balthus, Casorati, Modigliani, Donghi e Munch.

 

Come nasce l’ispirazione, qual è la genesi delle tue opere?

 

Mi piace molto osservare le persone e immaginare cosa stanno pensando e vivendo. L’immaginazione nella mia pittura è centrale. Immagino di avere un soggetto davanti a me e di iniziare un dialogo con lei o con lui, mi racconta la propria storia e io gli faccio un ritratto. Così nasce un mio quadro.

 

Hai esposto in luoghi importanti, ma quale ti è rimasto maggiormente nel cuore? E dove sogni di poter esporre un giorno?

 

Il posto in cui sono stato fiero di esporre, è anche quello che non sono riuscito a visitare, cioè il Kunsthaus Tacheles di Berlino. Era il primo squat nato dopo la caduta del muro e dal 2012 è stato chiuso: un posto iconico e importante per l’arte e le subculture europee. Se dovessi esaudire un sogno sarebbe quello di esporre con la Kai Kai Kiki in Giappone.

 

Le tue opere emanano una profonda malinconia unita ad una ricerca introspettiva potente e senza tempo. Mi hanno colpito molto gli occhi delle tue figure femminili, grandi, nostalgici, profondi ma al contempo pieni di luce cristallina che cela un senso di speranza…

 

Si, gli occhi nella mia pittura sono protagonisti, dicono cose non dette, che non puoi dire o che sei stanco di raccontare ancora. Gli occhi non riescono a nascondere emozioni oppure si assentano e diventano come vuoti. In questi due anni indossando le mascherine anche gli occhi sono cambiati, in qualche modo hanno iniziato a diventare meno autentici.
 
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“Ritratto di Ninfa”, acrilico, pastelli e matita su cartone, 21×14.8 cm, 2019

 

Hai una linea di t-shirt e accessori on demand. Per te è importante quindi il tema della sostenibilità?

 

Non possiamo non essere sostenibili. È bello creare cose belle, ma dobbiamo smettere di produrre in eccesso. Il ruolo dell’artista è anche questo. Per le mie collezioni di t-shirt ho scelto di utilizzare la stampa on demand, così da stampare solo ciò che viene ordinato, le magliette sono 100% cotone organico e i Tarocchi del Disordine sono stampati con carta e inchiostri Eco da una tipografia alimentata con pannelli fotovoltaici.

 

In occasione dei 700 anni dalla morte di Dante, hai illustrato la Divina Commedia per Chartesia Edizioni. Le immagini che ho visto sono incredibili, toccanti, struggenti. Come è nata questa collaborazione e come ti sei ispirato?

 

Illustrare la Divina Commedia di Dante per Chartesia Edizioni è stata un’impresa davvero immensa: ho seguito lezioni, riletto i canti, guardato cosa avevano dipinto i grandi della pittura prima di me. L’ultimo canto dell’Inferno è stato davvero complicato. Ho dipinto Lucifero tre volte, non riuscivo (comprensibilmente) a immedesimarmi. Poi ho capito che lui era il primo peccatore, il primo a soffrire: mi ha smosso qualcosa dentro e sono riuscito a completare il quadro. Se non fosse stato per l’occasione offerta da Chartesia forse non avrei mai avuto il coraggio di dedicarmi a un testo così importante.

 

 
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Illustrazione per la Divina Commedia, Chartesia Edizioni

 

Di recente hai realizzato il packaging delle tavolette di cioccolato per la storica Cioccolateria Biolzi di Parma. Ogni tavoletta ha un volto femminile e un nome. Parlaci di questa bella esperienza.

 

La mia strada si è incrociata con quella di Marco e Giulia per puro caso, avevano apprezzato alcuni miei lavori, era la fine del 2020 e l’inizio del 2021. Dopo il lockdown la Biolzi aveva voglia di rinnovare la propria immagine e quindi mi ha chiesto se volevo realizzare la veste grafica delle loro tavolette artigianali. Volevo realizzare qualcosa di riconoscibile e collegato al mio percorso artistico, mia moglie ha avuto l’idea di dare un nome femminile a ogni tavoletta, così ho iniziato a disegnare 13 volti con un tratto delicato su fondo bianco.
 
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Packaging per la Storica Cioccolateria Biolzi di Parma

 

Stai lavorando a qualche nuovo progetto?

 

Negli ultimi quattro anni mi sono dedicato alla realizzazione dei Tarocchi del Disordine: 78 carte in bianco e nero che seguono e mischiano le simbologie dei mazzi Rider Waite, dei Tarocchi di Marsiglia, dei Tarocchi Italiani e delle Minchiate Fiorentine. Un’avventura pazzesca che mi ha portato a confrontarmi con tantissime persone. Da Aprile del 2022 I Tarocchi del Disordine saranno disponibili in vendita sul mio sito web. Oltre a questo ho tantissime idee che mi girano per la testa, forse qualcosa di autobiografico, forse dipinti ispirati a mitologie e credenze popolari.
 
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Diego Gabriele, Tarocchi del Disordine

 

L’arte è da sempre la migliore forma di riscatto personale e universale. Quanto è importante, in un momento tragico come quello che stiamo vivendo da ormai due anni, continuare a sognare affidandosi alle arti? E tu Diego cosa sogni per il tuo futuro?

 

Discriminazione legittimata, intolleranza, controllo, divisioni, odio delle minoranze, scientismo burocratico e adesso il ritorno agli imperialismi. Direi che gli artisti hanno molto da lavorare. Noi possiamo dire che il mondo non è solo grigio chiaro o grigio scuro, esiste il bianco, il nero e tutto lo spettro dei colori che possono convivere fra di loro. Per il mio futuro vedo la casa/studio nei colli fiorentini con mia moglie, una sorta di factory in cui poter creare e forse anche insegnare disegno e pittura.

 

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“Iniziazione”, acrilico, pastelli e matita su cartone, 100×70 cm, 2019

 

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“Etere”, acrilico, pastelli e matita su cartone, 33×48 cm. 2018

 

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“Ritrattino”, acrilico, pastelli e matita su cartone, 21,5×15 cm, 2018

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