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In difesa di Ai Weiwei.Rompere un vaso è da artisti. O forse no

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di Riccardo Tronci

Meraviglioso dissidente, terribile artista” secondo quelli di The New Republic. Un caso molto particolare, quello di Ai Weiwei. Probabilmente il più famoso artista cinese, tra gli autori del progetto dello stadio nazionale di Pechino, il celebre “Bird’s Nest” (Nido d’uccello), famoso in ogni angolo della terra dopo la sua reclusione in una prigione collocata in un luogo sconosciuto per 81 giorni, oggi considerato da alcuni alla stregua di un egocentrico.

Nel 2008 la regione dei Sichuan è stata colpita da un gravissimo terremoto, che ha creato un numero di vittime non precisato dalle autorità governative. Proprio per questo, animato  dalla voglia di affermare la libertà di espressione, Ai Weiwei indaga sul territorio per un anno intero e riesce a censire più di 5000 morti, molti bambini, deceduti all’interno delle scuole. Ad un anno di ricorrenza dal terremoto pubblica sul suo blog la lista dei nomi ottenuta, un atto che gli vale la sorveglianza e nel seguito degli anni la reclusione da parte dello stato cinese (ufficialmente viene arrestato per evasione fiscale).

Si trattasse “solo” di questo, staremo parlando di un politico, di un partigiano della libertà di espressione, di un provocatore, di un attivista, di un blogger. Tuttavia il nome di Ai Weiwei può essere ricondotto ad una sola definizione: artista.

ai weiwei Perchè solo un artista riesce a piegare la materia a opera di comunicazione, solo un artista riesce ad indagare i profili più oscuri del proprio tempo e scegliere di avversarli pubblicamente. Ai Weiwei esprime uno dei significati più intrinseci all’arte: la capacità di scuotere l’uomo, portarlo a conoscenza di nuove idee, liberarlo. Così come Brunelleschi, l’Umanesimo ed il Rinascimento misero l’uomo al centro, liberandolo dal peso della fine del mondo, di un girone infernale fin troppo vicino, portandolo a credere nelle proprie mani, Ai Weiwei amplia i confini dell’opera d’arte e chiede al suo popolo di avere fiducia in se stesso.

Molti tra storici d’arte ed archeologi si saranno messi le mani nei capelli nel vedere un vaso della dinastia Han, datato intorno al 200 a.C. essere rotto in tre foto consecutive, in un semplice gesto. Più di duemila anni di storia dell’uomo in frantumi. Eppure è arte. Non solo provocazione, ma coraggio, un gesto che vale molto di più di mille frasi. Qualcuno ne avrebbe parlato se Ai Weiwei avesse semplicemente scritto: “le radici del popolo cinese sono fragili“? E se avesse semplicemente twittato: “Cultura significa andare avanti“?

Andare avanti fino ad una delle più sensazionali opere d’arte degli ultimi anni, l’installazione creata appositamente per la Tate Modern, “Sunflower seeds“, a cui hanno lavorato per due anni circa 1600 persone. Sul vaso rotto torniamo dopo.

Una distesa di semi di girasole (150 tonnellate, 15 milioni di semi circa) realizzati in porcellana nella città di Jingdezhen. Un tappeto alto 10 cm, su cui la gente ha potuto passeggiare, scrivere, comporre con i semi. Difficile coglierne il senso immediatamente ed il perchè si siano dovuti aspettare due anni per realizzare semi di girasole. Di porcellana.

ai weiwei Il Presidente Mao viene spesso rappresentato come il Sole ed il suo popolo come fatto da girasoli, che seguono diligenti il carismatico leader e chinano la testa senza opporre divergenze. I semi di girasole sono uno dei pochi cibi che hanno sostentato il popolo durante la rivoluzione culturale e non solo, a tutt’oggi è un alimento radicato nella popolazione cinese. I semi rappresentano tutti i morti della dittatura comunista cinese, tutti coloro che hanno manifestato liberamente la propria discordante opinione, e da loro, essendo semi, potranno nascere piante libere, culturalmente aperte. E allo stesso tempo, essendo di porcellana, in realtà, saranno sterili. Ma c’è un senso profondo a causa della scelta del materiale: nella città di Jingdezhen si producevano vasi e manufatti di porcellana per la corte imperiale, nella stessa città ad oggi il lavoro scarseggia. Coinvolgere lungo le trenta fasi di lavorazione che la porcellana richiede ben 1600 persone significa creare opportunità, radicare speranza, spargere un seme. Creare occupazione proprio nel settore che caratterizza parte della cultura cinese, farlo producendo semi significa cercare di far germogliare i semi del passato, svegliare la popolazione con una scossa di fiducia ed autostima.

La Tate Modern ha ospitato l’installazione Sunflower seeds nel 2010, lasciando per un primo tempo che i visitatori giocassero con i semi, costruissero, scrivessero, camminassero. Così come doveva essere nelle intenzioni di Ai Weiwei. Poi è stata negata l’apertura al pubblico, che ha potuto ammirare l’opera solo dall’alto del ponte, perchè il camminare sopra i piccoli semi di porcellana avrebbe prodotto una fitta polvere dannosa all’uomo.

ai weiweiDal 2011 Ai Weiwei è recluso nel proprio studio (nel senso che gli hanno confiscato il passaporto), quello di Pechino (il precedente di Shangai, dove era stato invitato a costruire dalle autorità di partito è stato raso al suolo dallo Repubblica Popolare Cinese). Viene da chiedersi perchè da recluso è stato nominato artista dell’anno e da libero passi da egocentrico terribile artista.

Proprio dal suo studio risponde alle interviste (per quanto gli sia stato vietato di parlare dei suoi giorni di reclusione) e cerca di collaborare per far ospitare alle gallerie e musei del mondo le sue rassegne. Anche a Miami. Storia di pochi giorni or sono, un artista (o supposto tale) Maximo Caminero, ha sollevato un vaso dall’esposizione di Ai Weiwei a Miami. Al grido “stop!” della custode ha lasciato cadere il vaso per terra, in frantumi. Tutti scandalizzati, compreso Ai Weiwei. Vittorio Parisi si chiede su Artribune chi sia dei due il vero barbaro e alla fine risponde: entrambi. Vorremmo bypassare tranquillamente il quesito, crediamo di aver risposto con le parole precedenti.

 

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