I monumenti in movimento di Thomas Kellner
di Irene Tempestini
– Quella presenza confortante e rassicurante dei monumenti storici che ci áncora al passato e ci ricorda da dove il nostro tempo trae le sue origini; la sensazione di essere imperituri, piccoli frammenti di una civiltà che nei millenni c’è stata e sempre ci sarà. Di contro, la peggiore delle ipotesi a cui possiamo pensare è proprio quella di svegliarsi un giorno e vedere le nostre rincuoranti certezze distrutte, mutate…potremmo ora dirvi di provare a chiudere gli occhi ed immaginare il Colosseo o la Torre Eiffel smembrati e riassemblati in modo diverso, ma non serve perché a insinuare quella sensazione di panico che ne scaturirebbe, ci ha pensato Thomas Kellner, artista-fotografo tedesco, le cui immagini sono da tempo una presenza costante nelle esposizioni più importanti del mondo (Aarhus, Brasilia, Boston, Chicago, Amburgo, New York, Londra, Los Angeles, Monaco, Portland).
Principale interesse di Kellner è sempre stato quello di trovare un linguaggio visivo forte che si combinasse con i contenuti. Dal 1997 quindi iniziò a sperimentare con i principali monumenti europei usando il metodo del “contact sheets”, ovvero ponendo in sequenza una serie di immagini-provini (simili a negativi ma con i colori in positivo). Gli edifici, con questa tecnica, sembrano spezzarsi, ballare e ricombinarsi in modo diverso dal vero, ricordandoci quanto possano essere vulnerabili i valori in cui crediamo e le certezze del nostro vivere quotidiano. Ogni lavoro fotografico è costituito da strisce di pellicola poste orizzontalmente e può arrivare ad includere fino a 1269 singole immagini. Ognuno di questi piccoli frame viene scattato cambiando leggermente prospettiva, per poi essere combinato agli altri in sequenza, dando vita ad un’immagine in movimento totalmente nuova e diversa dal vero.
La sua non può certo essere definita fotografia di architetture, bensì fotografia concettuale, poiché le immagini finali sono frutto di una ricostruzione drammatica e assolutamente diversa dal soggetto originale. Gli edifici e i monumenti ritratti non appartengono più alla realtà, vengono smontati e riassemblati dando vita ad immagini dinamiche.
Il modus operandi di Kellner è meticoloso e inizia con l’accurata scelta dell’edificio che avviene recandosi di persona sul posto; prosegue con la scelta delle angolazioni, con la ricerca della luce migliore e infine procede con la trascrizione di appunti per definire quelli che saranno le parti che andrà a fotografare. Per realizzare uno shooting possono bastare 30 minuti o essere necessarie molte ore.