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Giulio Aldinucci, il musico dell’aria

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Per l’etichetta Dronarium il nuovo album dell’artista senese, Aer

giulio aldinucci

di Riccardo Tronci

– Arrivano i barbari. Alcuni chiudono le inferriate, sprangano le porte, si preparano ad una strenua difesa. Altri cercano semplicemente di registrare e tramandare cose che cesseranno di esistere. Sensazioni, luoghi, emozioni, fatti, voci, tutto scorre, ma qualcuno riesce a cristallizzare attimi nel tempo, fermarli e fissarli nell’eterno.

 

Giulio Aldinucci è un druido prima ancora di essere musicista, capace di alchimie passate e futuristiche, in grado di consegnare il presente al tempo, frammentandolo in suoni ed unendolo in contesti. Nel suo nuovo album, Aer (uscito per Dronarium), lo troviamo a gestire sapientemente lo spazio musicale influenzando suoni naturali e artificiali, seguendo il crescere o il dileguarsi di un fenomeno, esaltandolo con scie elettroniche o strumenti acustici. Un album forse di difficile ascolto, specie per chi sia abituato ad accogliere a braccia aperte nuovi talenti dalla televisione, siano essi suore o provocanti ribelli, un insieme di tracce libere da schemi, capaci di tracciare solchi profondi.

 

giulio aldinucci monte labro 2013

Giulio Aldinucci Monte Labro 2013

Se in passato la musica elettroacustica tracciava le linee di ambienti sonori futuristici, oggi si è fatta musica intimista, intrisa di lirismo. Da qui vengono anche le numerose commistioni con la musica folk ed ambient– spiega Giulio Aldinucci- Uno degli aspetti chiave è il nuovo utilizzo che si fa dei field recording, reso possibile anche dalla miniaturizzazione dell’attrezzatura necessaria. L’approccio contemporaneo al paesaggio sonoro porta il musicista a registrare suoni in un determinato contesto di insieme e perciò cerca di riprenderne l’unicità, quindi registra evento e suono“.

 

Non è una mera ricerca di immagini, non una semplice sollecitazione dell’immaginazione dell’ascoltatore, non è necessario che dal suono scaturisca una precisa connessione tra significante e significato: “Ad esempio, non riprenderò il suono di un’onda che si infrange sugli scogli affinché evochi l’idea soggettiva che l’ascoltatore ha di questo fenomeno. Di contro riprendo e presento l’evento acustico come un qualcosa avvenuto in un determinato momento ed in un luogo preciso, un oggetto reale quindi. Ripetere meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi“.

 

Raccogliere, conservare, interpretare, impreziosire. Chissà che suono aveva l’ultimo telegramma inviato per telegrafo. Chissà quale suono il primo oggetto creato dall’uomo a tentare il volo. Ma non si tratta solo di questo, la romantica archeologia del suono si combina con una spinta innovativa, creando correnti opposte al main stream, alla società dei sottofondi musicali e dei talent show. “Parlo spesso di questo argomento con colleghi italiani e non: lamentiamo un’estrema mancanza di curiosità, tutto è ridotto ad intrattenimento, a sottofondo per un costante chiacchiericcio di gente che potrebbe trovarsi indifferentemente ad una mostra di arte contemporanea come al bar sotto casa. Il numero di click è più rilevante della qualità e conseguentemente delle opinioni di chi per passione e per lavoro scrive di musica: sembra che la maggioranza delle persone segua più i numeri delle parole“.

 
aer giulio aldinucciIl conservatore, colui che cerca di tramandare emozioni e momenti, diventa controcorrente. Raccoglie suoni, li conserva fedelmente e li combina in seguito, sviluppando  “composizioni costruite interamente sul mutare del paesaggio sonoro, come questa http://nomadickidsrepublic.bandcamp.com/track/castiglione-della-pescaia-winter-2011 , in cui la registrazione segue (da un punto fisso) l’entrata in porto di un  peschereccio che nell’arco di 10 minuti rende tutto acusticamente diverso. Si parte dall’aumento costante delle pulsazioni delle onde che si infrangono sul molo fino ad arrivare al solo suono del motore del natante nel quale sono immerse le voci dei pescatori. Altre volte può accadere l’opposto: sento che i suoni intorno a me dialogherebbero perfettamente con una composizione su cui sto lavorando e premo “rec” (ho spesso con me un registratore)”.

 

Non ci sono ritornelli, chorus o altro. Niente strofe, giri di accordi o parole ammiccanti. A parlare e descriversi è Giulio Aldinucci, tramite i suoni del mondo, nel caso di Aer, i suoni dell’aria (non è strano come nella musica classica i brani si chiamino proprio “arie”?). La sua musica risulta così eterea, evanescente e a tratti carica di energia. Un ritorno agli elementi, alla semplice forza rivoluzionaria pura, essenza alla base di ogni suono. Chiudete gli occhi, lasciatevi prendere per mano e visitate questo piccolo immenso mondo. Sarete trafitti dall’aria.

Di seguito un field recording che Giulio Aldinucci ha concesso in esclusiva a zest.today

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