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Boundaries – recensione dell’album Burying Brightness

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boundaries band

 

 

di Irene Tempestini

 

I Boundareis hanno pubblicato il nuovo album, il secondo full-lenght , dal titolo “Burying Brightness” per 3DOT Recordings. Il quintetto metalcore/beatdown del Connecticut, ha collezionato ad oggi oltre 10 milioni di stream.  Riguardo al titolo scelto per l’album, il leader e voce della band, Matthew McDougal, ha spiegato: “Uso il termine Burying Brightness per spiegare la spirale in cui una persona cade a pezzi e perde la sua luminosità. Burying Brightness snarra la perdita delle parti buone di noi stessi quando accade qualcosa di brutto. Parla di come finiscono sepolte internamente le cose luminose della nostra vita man mano che sfuggono di mano. Quelle erano le cose in cui eravamo bravi e di cui eravamo orgogliosi. Ora, cadono nel dimenticatoio e potremmo non trovarle più. Questo è ciò di cui parla l’album”.

Per realizzare “Burying Brightness” i Boundaries hanno collaborato nuovamente con il produttore Randy Leboeuf (Orthodox, The Acacia Strain, Kublai Khan) alla Graphic Nature Audio. Per ottenere qualcosa di più potente e completo, hanno aggiunto anche le voci di Tim e Nathan, rispettivamente batteria e basso nella lineup. “Abbiamo utilizzato le loro voci per la prima volta” – continua Matthew. – “C’è sicuramente una nuova dinamica. Ci siamo concentrati sulla scrittura di alcuni ritornelli. Abbiamo reso l’album più calmo, cambiando l’esperienza di ascolto. Volevamo usare tutti gli strumenti che abbiamo a nostra disposizione. Non abbiamo lasciato nulla al caso”.

“Burying Brightness” contiene 12 tracce. La prima, “It Begins To Speak”, affascina immediatamente per i suoni cupi e ansiogeni, sui quali si adagia una voce profonda che sembra affiorare dai meandri più bui della nostra coscienza. L’esplosione è dietro l’angolo però  e un growl massiccio e drammatico ci aspetta accompagnato da riff potentissimi. Muri assillanti in puro stile metalcore sono serviti.

“Your Own Murder” è una cavalcata senza freni. Inarrestabili le voci e i suoni, che ci arrivano con forza e sentita frenesia. Il sentimento oscuro e vibrante esce tutto e come. Stessa veemenza in “This Is What’ It’s Like”, traccia nella quale colpisce il bridge struggente ed emotivamente coinvolgente. Ci lascia riprendere un attimo fiato, senza allontanarci però da quel senso di urgenza che pervade l’album.

“Heaven’s Broken Heart” è una traccia in puro stile metalcore della miglior caratura. Molto belli i cambi ritmici e i cori nei quali voce limpida e gutturale si contendono la scena, senza provocare alcun squilibrio.  Incandescente la successiva “No One Will Mourn You Here” mentre “Resent and Regret” stupisce per l’inizio melodico e ricco di suggestioni. Attraenti la voce limpida e la ritmica, che lasciano presto il posto ad una ripartenza ultra veloce, in cui growl e canto pulito si alternano. Un bel binomio devo dire, davvero ben riuscito.  “Realize and Rebuild” non lascia tempo al tempo e ci richiama a sé con silurate di riff, muri metal e pugni vocali.  “My Body Is A Cage” è introdotta dalla delicata voce di un bambino che ci prepara agli abissi più profondi perlustrati dai Boundaries. Riusciremo a intravedere spiragli di luce? Torneremo a galla? Questa è la ricerca e la sfida a cui i Boundaries ci invitano. Riappropiarci dei lati più luminosi di noi stessi, laddove la durezza della vita ci spezza in mille pezzi. Per non perderci e non perdere ciò che abbiamo di più caro.

La nona traccia è priva di titolo. È sicuramente una gran bella prova di beatdown, breve ma efficace.  Con “It Was Built To Break” i Boundaries tornano a mitragliarci con colpi metalcore da maestro. E la title track “Burying Brightness” non è da meno. Si torna a viaggiare negli abissi più cupi, accompagnati da un’ombra sonora struggente ed emotivamente intensa. Il growl è un grido disperato ma pieno di coraggio. Lo accompagnano ritmi incessanti e quasi soffocanti. Dobbiamo riuscire a riemergere e l’urgenza del messaggio contenuto in tutto l’album arriva come una costante.

A chiudere il brano “The Tower”, che rappresenta la Torre di Babele contenuta nella Bibbia. Metafora perfetta per il concept dell’album, perché quell’amore che gli uomini rivolgono a Dio, spesso si dimenticano di riservarlo a se stessi e a chi hanno vicino, agli amici, alla famiglia o a chiunque chieda aiuto. Quella torre si narra che fu buttata giù da Dio stesso e così dobbiamo fare noi. Vi invito, se non conoscete nel dettaglio il racconto biblico a leggerlo, perché dà adito a riflessioni profonde.

Tornando alla traccia, è molto bello l’inizio cupo e sospeso, con la voce limpida sulla quale si intromette la voce growl, mentre un tappeto sonoro evocativo ammorbidisce l’atmosfera. Il senso di incertezza e quel peso sul petto ritornano costantemente durante l’ascolto. La voce diventa sempre più simile ad un grido disperato d’aiuto, un pianto senza lacrime.  Ma i Boundaries non vogliono che nessuno si disperi senza combattere, senza ricercare quella luce che è solo oscurata, ma c’è. Nulla è andato perso, ricordiamoci che il segreto è nell’amore, inteso nel suo significato più grande di altruismo, verso noi stessi e verso gli altri. Dare attenzione e tendere la mano a chi ha bisogno di aiuto. Senza dimenticarci di noi stessi.

I Boundaries sono:

  • Matthew McDougal – voce
  • Cory Emond – chitarra
  • Tim “Cheese” Sullivan – batteria, voce
  • Nathan Calcagno – basso, voce
  • Cody Del Vecchio – chitarra

Burying Brightness tracklisting:

  1. It Begins To Speak
  2. Your Own Murder
  3. This Is What It’s Like
  4. Heaven’s Broken Heart
  5. No One Will Mourn You Here
  6. Resent and Regret
  7. Realize and Rebuild
  8. My Body is a Cage
  9. It Was Built to Break
  10. Burying Brightness
  11. The Tower

boundaries cover album burying brightness

 Ascolta Burying Brightness:

Guarda e ascolta Burying Brightness:

Guarda e ascolta Realize and Rebuild:

Guarda e ascolta Heaven’s Broken Heart:

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