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Un atelier capace di mandarvi in Sollucchero

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Abiti e modelli unici per descriversi al mondo, senza parole

Sollucchero

di  Riccardo Tronci

– La strada è una di quelle che mettono in comunicazione il centro con i quartieri costruiti negli anni sessanta, senza troppo criterio e pianificazione. La porta è la stessa che fino a una ventina di anni fa poteva ospitare un barbiere, una drogheria, una mesticheria, un alimentari o una cartoleria. Uno di quei fulcri che in precedenza rendevano ogni piccolo quartiere autosufficiente, oggi uno dei pochi fondi in periferia non abbandonati a se stessi.

 

Lasciandosi alle spalle gli alberi si attraversa la strada e aprendo la porta si ha l’impressione di aver varcato molto di più che la soglia di un negozio. Luisa Salvioli, stilista, è lì, al bancone dell’atelier, il sorriso naturale e genuino si staglia su di una parete decorata con un’infinità di bottoni dai più differenti colori, distesi con sapienza e cura, in una ricca armonia di sfondo. Una parete azzurra introduce la collezione di abiti, la luce calorosa lascia vagare lo sguardo a ogni piccolo dettaglio, curato nella più piccola radice.

 

sollucchero

Sollucchero

Sollucchero non è un negozio, o almeno non uno qualsiasi, è una porta di ingresso all’espressione di una persona, del suo talento artistico e delle sue idee. Raramente le persone si aprono così tanto da mostrare lati anche nascosti di sè, difficilmente le persone si aprono così tanto da lasciarsi scoprire dettaglio per dettaglio, pochi muri parlano così tanto di chi ci lavora.

 

E, non poteva essere in maniera differente, i piccoli capolavori con cui Sollucchero e Luisa Salvioli vestono le persone sono raffinati, eclettici, colorati, unici, forti di un gusto retrò e innovativo all’unisono. “Mi è sempre piaciuta l’idea di un pezzo unico, perchè si crea un rapporto con l’abito e ciò che vuoi rappresentare” proprio come per ogni singola opera d’arte.

 

 

 

 

sollucchero

Sollucchero

Un abito è espressione di personalità e stile e “uno stile lo porti fuori, esce da un negozio e diventa in un certo senso ‘pubblico’. E’ bellissimo capire che alle persone piace il tuo stile, significa aver trovato affinità ed empatia“. Un vestito non è come una lampada, un quadro o un qualsiasi “oggetto” di design (senza per questo nulla togliere alle altre opere e categorie). Una scultura è destinata, come una sedia, a restare immobile per un lungo tempo consecutivo, in mostra. Un vestito deve essere indossato, vivrà emozioni e sensazioni, sarà macchiato, bucato, talvolta lavato male o conservato per le generazioni a venire in segno di ricordo di qualcosa di speciale. Confezionare un abito, un pezzo unico è forse dare vita e libertà a un piccolo pezzo di sè, che sarà complice di avventure, speranze ed emozioni di un’altra persona. Una sorta di legame tra le mani sapienti che lo hanno realizzato e chi lo indosserà, eterno.

 

Per cui, che sensazione si prova a incontrare qualcuno che indossa un vestito ideato da te? “E’  un’emozione incredibile. Lo riconosci subito, sai benissimo che quel vestito è tuo. Una sera, ad esempio,  mi capitò di incrociare in un locale una ragazza che indossava un mio abito. Quasi non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso (ride)”.

 

Ognuno di questi pezzi unici segue un percorso inedito: “Io lavoro all’incontrario di quello che si fa usualmente. In genere si raccolgono idee per un nuovo modello e si va di conseguenza alla ricerca del tessuto giusto. Io scelgo il tessuto e da quello traggo ispirazione per immaginarmi il modello” attraversando così un processo dominato dalla più assoluta creatività sciolta da qualsiasi briglia. I giochi di colore dei tessuti, il taglio atipico dei modelli svelano un’atmosfera di incrocio tra Giappone e Paesi Scandinavi, al tatto i materiali si lasciano scoprire in tutta la loro naturalezza: “Cerco di usare il meno possibile i materiali sintetici. In inverno, ad esempio, creo modelli con percentuali di lana molto alte, e allo stesso modo d’estate lavoro con cotone e seta“.

 

Luisa Salvioli - Sollucchero

Luisa Salvioli – Sollucchero

La porta si apre ed interrompiamo la conversazione per scoprire altri angoli di questo piccolo pianeta dall’atmosfera intima e serena, come il camerino di prova, ritagliato da un film di Jean-Pierre Jeunet o l’angolo in cui sono esposte le borse di Ayadesign, dal taglio originale e creativo. In un ambiente in cui tutti i particolari sono senza tempo, dagli abiti, alle borse fino alle decorazioni, sembra facile per chiunque “andare in sollucchero” e provare quel pieno piacere genuino misto a vanità.

 

Una domanda sale spontanea sulle labbra: “Sarai tu a confezionare i vestiti per la tua bimba?”Immagino di sì…” sorride.

 

 

 

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