Youmanity, recensione dell’album dei Blind
di Irene Tempestini
Youmanity è il nuovo lavoro della band toscana Blind, nata nel 2016 dall’incontro di Andrea Betulanti (ex Anvil Therapy) e Piero Giotti (ex Mana, Quimeira, Respiro). L’album è composto da undici brani ottimamente arrangiati e prodotti, brani che mettono in risalto le peculiarità dei Blind, musicisti di indiscussa bravura ed esperienza.
L’album inizia con L2501 (Reborn), che già dalle prime note insinua nelle nostre menti l’idea del risveglio dal torpore emotivo e fisico, e lo fa attingendo dal miglior repertorio prog. Molto accurati l’arrangiamento e i suoni. Il brano evolve aprendosi in un’esplosione che culmina in una dirompente carica passionale, che emerge grazie all’enfasi della voce e alle ben ponderate scelte strumentali. E’ chiaro, fin dall’inizio dell’album, che siamo di fronte ad un lavoro musicalmente ricco, con diverse sonorità sapientemente gestite. Molto belle le dinamiche di chitarra e sezione ritmica, come emozionante è la voce piena e tagliente.
Thank You ha un inizio delicato, quasi sussurrato. Qualche secondo e, in un continuo crescendo, si raggiunge l’apice che ci si attende e che non delude. Una ballad che mette in luce il talento indiscutibile dei Blind, che inseriscono anche colori blueseggianti senza eccedere in manierismi che ne avrebbero compromesso il risultato. Graditissimi, da chi scrive, gli assoli di chitarra in puro stile classic rock.
What Remains presenta schieramenti metal che si insinuano, senza disturbare, in uno dei brani sicuramente di punta dell’album. Dinamiche importanti che toccano punte davvero notevoli. Il volo a planare sui tanto cari Anni 80 /90 è servito, e chi ha il palato fine non può non apprezzare.
Freak Master inizialmente richiama uno stile rock funky , sparigliando così le carte che la band ha messo sul tavolo fino a questo momento. Apprezzabile il fatto che i Blind siano musicisti che osano, ma sapendolo fare. Esperienza da vendere e grandi scorpacciate di ascolti musicali a 360°, sono evidenti da parte di tutta la line up.
The promise è il quinto brano di Youmanity e si presenta come un vero e proprio inno. La canzone ha un inizio vellutato, delicatamente sussurrato,con voce e chitarra che tendono la mano ed accolgono gli archi, parte integrante di questa canzone che porta con sè un importante messaggio, carico di emotività. The promise cresce di intensità man mano che si procede nell’ascolto, fino a farci impattare in un coro che riesce ad esprimere tanta forza quanta dolcezza. Un brano che tocca corde emotive profonde.
No Mask è un’altra traccia le cui dinamiche e i continui cambi di intensità, ci mettono davanti al talento di una band che ha dalla sua un’ enorme ricchezza di influenze, esperienza ed intelligenza musicale. Ad ogni brano fanno capolino le lezioni dei grandi, a cui i Blind sanno aggiungere la loro cifra distintiva.
Homecoming è un altro brano suggestivo, omaggio al migliore rock classico. Belli i suoni e i cori, in uno dei brani più riusciti dell’album, che non ha niente da invidiare alle ballad più blasonate.
Time to change si fa largo dopo la calma apparente, sferzando colpi di batteria e basso a cui si aggiungono chitarra e tastiera, in un amalgama convincente e apprezzabile.
Life 2.0 irrompe con ritmi ancora alti, con i quali la band riesce a mettere in mostra le proprie capacità. Bella la pausa sospirata a metà brano e convincenti le dinamiche, padrone indiscusse per tutto l’album. L’esplosione con cui si chiude questa traccia è ancora più vibrante ed emozionante. Purezza e ricchezza di suoni non mancano.
Il penultimo brano è la dolcissima ballad To Mia, pura e cristallina come la piccola donna a cui è dedicata.
L’album si chiude con Vertigo, la canzone più prog di Youmanity, giocata su placide quanto rigogliose melodie, che evocano distese di prati in fiore che ci indicano che è arrivato il momento di risvegliare le nostre coscienze. La band si congeda con un messaggio positivo, che smorza gli elementi di dramma e tensione che non mancano nell’album, ma che vengono sempre stemperati, come nel caso di Vertigo; qui il calore dell’assolo di chitarra chiude il brano e un lungo lavoro che si merita di entrare nell’elenco delle migliori produzioni rock indipendenti del 2019.
Tracklist Youmanity:
- L2501 (Reborn)
- Thank You
- What Remains
- Freak Master
- The Promise
- No Mask
- Homecoming
- Time To Change
- Lefe 2.0
- To Mia
- Vertigo
Lineup attuale:
Andrea Betulanti: voce
Piero Giotti: chitarra
Giancarlo Rossi: basso
Dimitri Ponzuoli: tastiere e sintetizzatori
Matteo Carrai: batteria
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Bio:
I Blind sono una band toscana nata del 2016 dall’incontro di Andrea Betulanti, Piero Giotti , Giancarlo
Rossi ed Andrea Fregoli. Dopo le prime settimane di improvvisazione e ricerca, si è delineato
chiaramente l’indirizzo del progetto. Le linee guida sono sempre state l’ispirazione, il contenuto e il
messaggio emotivo da veicolare curando ogni minimo dettaglio musicale e non solo, utilizzando ogni
genere e stile utile. Dopo alcuni mesi Luca di Pardo ha sostituito Andrea Fregoli alla batteria e ha
composto e inciso le batterie del disco e dopo un’estenuante ricerca è arrivato Dimitri Ponzuoli alle
tastiere e sintetizzatori.
Attualmente alla batteria c’è Matteo Carrai ex Sushi Rain e manager di Labella Studio.
Dopo aver composto una ventina di brani abbiamo scelto, per il primo disco e per il live, una scaletta
di 11 pezzi che potessero raccontare in un unico viaggio molti scenari emotivi, storie e atmosfere che
spaziano, come il pubblico al quale ci rivolgiamo, tra il rock, il prog e qualcosa di più psichedelico e
immaginifico. Terminata la produzione del disco stiamo allestendo il live ed un piccolo tour di release
curato in ogni minimo aspetto, dalle retro proiezioni alle luci alle coreografie, in modo rendere
piacevole e comprensibile anche per chi non parla l’inglese la fruizione dei brani.
La scelta dell’inglese è dovuta sia alla musicalità sia alla consapevolezza che la nostra musica ha,
potenzialmente, un pubblico per lo più non nazionale.
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