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L’arte senza manette di Anthony De Luca

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anthony_de_luca, the doll

di Irene Tempestini

Se non siete dotati di una solida autoironia, forse è meglio che non vi imbattiate mai nell’ estro creativo del bolognese Anthony De Luca e tanto meno mettiate mano al portafogli per acquistare le sue produzioni; lasciatelo fare agli acquirenti giusti. Nel caso foste così intellettualmente manchevoli, vi sconsigliamo anche di proseguire nella lettura, onde evitare di scalfire eventuali dosi di bigottismo, frutto di anni e anni di lavaggi di cervello, schematismi sociali e forzature morali. A chi invece è  un portatore sano di intelletto, presentiamo con enorme piacere un artista che fa quello che sente a modo suo, seguendo prima di tutto i due motori primordiali alla base di ogni forma artistica: istinto e passione.  Non lo chiameremo mai fotografo, sarebbe riduttivo, considerando che Anthony De Luca non è un uomo, ma una vera e propria “perturbazione”, in grado di realizzare performance spiazzanti dall’ indubbio impatto emotivo.  Lo scatto finale e la foto prodotta sono solo la conclusione di un progetto artistico che inizia dall’idea, la scelta del luogo, e la selezione delle modelle, che devono per forza essere ironiche e in grado di capire e seguire la sfacciataggine e l’irriverenza dell’artista.

Anthony De Luca, Fuck You, serie

Anthony De Luca, Fuck You, serie

Anthony ci intriga, molto, perché sussurra agli open minded e grida agli ottusi; le sue performance sono intellettualmente sincere e prive del moralismo asfittico  e opprimente che attanaglia la troppo spesso intorpidita cultura. Il risultato finale poi è qualitativamente pregevole, com’ è possibile vedere nelle varie serie da lui prodotte, da Pile Up a Don’t Be Shy, da Lost Woman a Fuck You, senza dimenticare tutta la nutrita collezione di performance, l’ultima delle quali qualche giorno fa in centro a Bologna, con protagonista una scatola di cartone e una “doll” in carne ed ossa al suo interno.

L’arte, quando è vera arte, è fatta per pensare, emozionare, colpire, eccitare emotivamente, rompere gli schemi, dare un’interpretazione del reale usando il più potente dei doni, sua maestà la creatività. Anthony De Luca ha un modo tutto suo di tenere viva l’attenzione su di sé, e lo si capisce già nel momento in cui gli si chiede un’intervista. Occhio a giocare al ruolo dei saputelli, si rischia di uscirne bruciati, per non dire polverizzati. Qualche lieve scottatura noi ce la siamo procurata, siamo sinceri, ma alla fine ne siamo usciti indenni ed emotivamente rimpinguati.

 

Molte conversazioni iniziano con il classico “possiamo darci del tu?” A te invece chiediamo: possiamo darti del dissacrante e anche un po’ pazzo?

Dammi quel c…o che vuoi, che dovrei rispondere, secondo me i pazzi sono quelli che non osano e vivono ogni cosa secondo canoni di pensiero standardizzati.

 

Le tue non sono foto ma veri e propri progetti…ci fai fare un giro nella tua fervida fantasia? Da dove nasce l’idea, come la sviluppi e come riesci a realizzarla?

Ho sempre avuto una creatività fuori dal comune fin da piccolo, credo nasca come una dote che va coltivata. Ho avuto la fortuna di scoprire questa iper attività creativa molto presto e da subito ho voluto farla crescere, trovando nel tempo vari mezzi per esprimerla. Immagina una mente sotto effetto di stupefacenti 24 ore su 24, alimentata da una sete inesauribile di voglia di creare e curiosità per tutto ciò che ti circonda…ogni secondo…ogni minuto…in modo costante…da almeno 20 anni in modo consapevole. Questo ti apre prospettive e visioni straordinarie e non solo nella creatività, ma in ogni cosa nella vita di tutti i giorni. Ti faccio un banalissimo esempio: se questa chiacchierata fosse fatta in un bar, durante i primi 30 secondi probabilmente l’intervistatore leggerebbe una domanda ed il suo pensiero si focalizzerebbe sulla mia risposta attendendo che esca un suono dalla mia bocca. Negli stessi 30 secondi, mentre ascolto attentamente la sua domanda ho già analizzato ogni singolo dettaglio estetico e comportamentale della persona che ho davanti, notando che dietro al bancone il titolare del bar ha dato un’ occhiataccia minatoria alla ragazza che stava servendo un tavolo di fianco a noi in modo maldestro. Una cameriera dalle movenze poco aggraziate, ma imbottita di una fragranza di DeG Light Blue che mi fa venire in mente splendidi ricordi e momenti passati con una ragazza che usava lo stesso profumo. Nel frattempo sto già visualizzando le cose che dovrò fare dopo questa chiacchierata e pensando al modo di indurre la persona davanti a  modificare le solite c…o di domande banali ed ora posso finalmente aprire bocca e rispondergli.

Le idee vengono visualizzate nella mente, a ciclo continuo. Nella mia attività di creativo pubblicitario il progetto finale che proporrò al cliente si è già “materializzato” in testa nel momento in cui mi è arrivata l’email di richiesta appuntamento ed ho aperto il sito dell’azienda stessa. Sono talmente veloce che spesso devo far credere di averci pensato su giorni interi analizzando dati, statistiche e cazzate varie…vivo d’istinto ogni cosa e non ho mai sbagliato un colpo. Riguardo al realizzarla…nulla è impossibile, anche senza un euro e ne ho le prove.

 

Come nutri la tua inesauribile vena artistica? Cosa ti è maggiormente di ispirazione?

Vuoi chiedermi anche cosa ne penso della pace del mondo? (ride e noi con lui nda)Non mi ispiro a nulla se non alle mie cose già fatte…modificandole e migliorandole, adattandomi un po’ ai tempi che cambiano velocemente…sia a livello tecnologico sia nella massa dei social.  Mi nutro di curiosità e comportamenti.

 

Sai che a noi ricordi il grande Cattelan e la sua straordinaria capacità di prendere in giro prima di tutti se stesso e poi la comunità, il potere, la politica, il sistema? Ti lusinga sentirtelo dire o detesti i paragoni artistici?

“Bellissimi i tuoi occhi, uno sguardo che colpisce l’anima. Mi ricordi tanto una donna che aveva gli stessi occhi meravigliosi!” Immaginati la reazione velata di una persona ad un complimento simile e avrai la risposta (nda).

 

Hai mai provato paura nel realizzare una delle tue opere più spregiudicate? Se sì realizzando quale?

Ehmm no…più che paura, la costante ansia dell’arrivo di polizia o carabinieri. Elemento immancabile più che altro nelle mie performance street. La paura, se così si può definire,è del loro arrivo troppo presto da non poter nemmeno iniziare le mie azioni. L’affollamento massimo è stato quando a Bologna ho trascinato con un carrello da magazzino, una donna in intimo di 130 kg…sono arrivate tre volanti della polizia e due della municipale. La cosa mi diverte perché alla fine capiscono anche loro che stanno perdendo solo tempo.

 

Seguirti nelle tue tante provocazioni è un impegno non da poco, visto che non ti fermi mai: donne nude che entrano in locali pubblici davanti agli sguardi attoniti dei presenti, fanciulle seminude e statue antiche che ti mandano diciamo poco garbatamente a quel paese, e ancora le serie Pile Up e Don’t Be Shy…ma visto che non sei uno a cui piace fare tanti giri di parole  e che di sicuro non segue la stantia moda del politically correct, quali personaggi potenti ti piacerebbe dissacrare? Come li vorresti ritrarre?

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Anthony De Luca, Don’t Be Shy, serie

Aspetta, vedo che c…o è sta politically correct su google. Non funziona internet,mi è scaduto il credito scusa. Per personaggi potenti intendi tipo Superman, Braccio di Ferro o Chuck Norris? Datemi un personaggio…che sia potente o impotente ed io ci giocherò con estrema ironia realizzando Arte.

 

Sono più le persone che capiscono o quelle che additano senza fornire motivazioni?

Capiscono tutti, chi “addita” è una persona che non ha l’esperienza per poter giudicare, nè il modo per potersi esprimere. Spesso chi lo fa usa terminologie già sentite, luoghi comuni e frasi fatte,sentite e tramandate come si fa con mamma e figlio per imparare le cose. Sono noiosi anche nell’additare! (sorride nda). Mi piacciono i confronti ma con persone che usano la propria testa / pensiero per esporre i loro ragionamenti. Proprio ieri centinaia di persone assistevano ad una mia performance fotografica in centro a Bologna, una “bambola vivente” all’interno di una scatola, per celebrare la mia “milleunesima” modella fotografata. Una scena forte, bella, che ha creato uno shock visivo. Sono consapevole che a qualcuno possa non piacere, ma una signora passando ha detto la classica frase “che schifo, la mercificazione della donna”. Secondo me se le chiedi che cosa significa non lo sa neanche. Sì è mercificazione, è mettersi in mostra…come lo sto facendo io anche con questa intervista, o la giornalista che con tanta pazienza sta ascoltando le mie provocazioni (ti offrirò un caffè ci dice strizzando l’occhio nda). E’ tutto una c…o di mercificazione.

Non posso sopportare le frasi fatte e i luoghi comuni su ogni cosa, non solo in merito alle mie. Se la stessa signora, prima di giudicare subito con una frase scontata si fosse fermata per chiedere spiegazioni, qualcuno le avrebbe fatto notare che nelle mie produzioni la stessa donna “usata” per creare shock visivi,viene esaltata per la sua bellezza e femminilità in altri progetti fotografici. Perché invece due nonnine al ritorno dalla messa pomeridiana si sono soffermate a godersi la scena? E hanno anche aspettato che tutto finisse per fare i complimenti alla bellissima modella e ringraziandomi per lo spettacolo creato.

 

C’è un luogo in cui sogni di dar vita ad una tua foto-performance?

Un sogno è quello di girare con un pullman tutta l’Europa e 50 ragazze a bordo completamente nude, realizzando performance folli in ogni città. Un sogno per ora, ma una realtà in futuro. Credo in ogni mio sogno realizzandone uno dopo l’altro con tenacia ed ambizione.

 

Il progetto che fino ad ora ti ha dato la più sensazionale delle scariche adrenaliniche?

Il primo funerale da vivo al mondo…rimarrà sempre la sensazione più unica.Ho realizzato il mio funerale in anticipo perché è l’unica cosa alla quale non potrò mai assistere.Una bara, macchina, corteo, banda musicale e centinaia di persone durante il corteo tra le strade del centro storico di Bologna, per poi finire in un bellissimo palazzo storico (Palazzo Gnudi) con la camera ardente, luogo in cui 600 persone si sono presentate per darmi l’ultimo saluto a bara aperta. Qui l’emozione più forte, dove fermo immobile con gli occhi chiusi, vivevo il mio funerale fino a chiusura del sarcofago. Non so descriverla l’emozione, ma il cuore batteva fortissimo, ci ho messo l’anima per organizzare tutto ed ovviamente da “morto” non potevo gestire imprevisti e questo era il primo motivo, ma nel momento in cui sono riuscito a rilassare i battiti sono andato quasi in trance per un’ora. Sentivo le voci, gli elogi al microfono, la musica, i commenti delle persone che a rotazione venivano a toccarmi. Qualcuno mi sussurrava cose nell’orecchio o mi dava un bacino affettuoso. Se fossi morto veramente in quei 60 minuti nessuno se ne sarebbe accorto. E’ un emozione che custodisco e, scusatemi davvero, vorrei avere la capacità di trasformarla in parole ma non so farlo.

 

Peggio essere criticati facendo ciò che si ama, o essere famosi, ricchi, potenti, adulati scendendo a compromessi con la propria creatività?

Qui tocchi un punto fondamentale che è anche un principio costante nella mia vita; non scendo mai a compromessi a costo di perdere un’opportunità utile o un lavoro. Se non vengo capito non fa niente, se non piaccio non fa niente, ma non modificherò mai qualcosa di me o della mia creatività per arrivare ad un obiettivo o un lavoro.

Sono coerente sulla mia ideologia fin da quando ho iniziato il mio percorso, proprio per questo la mia strada sarà ancora molto lunga e “tortuosa”. Ma la risposta è solo una…lo faccio unicamente per me stesso, mi rende sereno. Nella mia vita non ci sono momenti di lavoro, passione, divertimento perché è tutt’uno 24 ore su 24.

 

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