Music Room – La stanza dei ricordi (2):progressive
di Fabrizio Taddei
Ed eccomi qui, ancora una volta, nella stanza dei ricordi, nella mia music room…dopo il racconto del mio approccio alla psichedelia, facciamo un salto nei primi anni Settanta, nel momento in cui si andavano spegnendo le luminose luci psichedeliche, la musica cercava nuovi orizzonti sonori, stilistici prima che mentali, meno stravaganti e colorati ma altrettanto belli, efficaci e fantasiosi.
Se la psichedelia fu musica per liberare il corpo attraverso la mente, il progressive fu musica per la crescita della mente. Fu quello un periodo innovativo, di grande creatività e segnò una tappa fondamentale nella storia della musica rock. Proprio quarantacinque anni fa, ed esattamente il 10 ottobre 1969, uscì il primo album dei King Crimson intitolato “In The Court Of The Crimson King”, che rappresentò una vera e propria rivoluzione: era nato il progressive.
Gli elementi base di questo genere furono tre: la suite, cioè un brano di lunga durata con più movimenti legati tra loro, l’uso delle tastiere a discapito delle chitarre, i testi impegnativi principalmente di ispirazione letteraria. Con il progressive sinfonico tornarono poi alla ribalta le tastiere elettroniche e strumenti quali il moog, il mellotron, il synth,il VCS3, che ci fecero udire suoni mai sentiti prima.
The Nice, Yes, Gentle Giant, Genesis, Moody Blues, Greenslade, Caravan, Jethro Tull furono alcuni, tra i più noti, a diffondere questa musica entusiasmante e incredibile. Gracious, Affinity, Ben, Fruup, Still Life, Tea & Symphony, furono altri gruppi minori, meno conosciuti ma altrettanto validi e significativi.
Nel lontano 14 febbraio 1972 mi recai a Firenze allo Space Electronic, tempio del rock di quei tempi, per vedere il concerto del mio gruppo progressive preferito, i Van Der Graaf Generator. Fu uno spettacolo incredibile, talmente bello che a pensarci mi vengono i brividi. Ricordo ancora la setlist del concerto con Afterwards, Darkness, lost, Lemmings, After The Flood, Killer, Theme One Octopus, Refugees. Ritornai poi a vederli in occasione del loro secondo tour in Italia ed esattamente sabato 3 giugno 1972 al Piper Club di Viareggio, ed anche questo fu un concerto indimenticabile. Fra gli albums pubblicati da questo gruppo, Pawn Hearts è il loro capolavoro, ed è anche il vertice del movimento progressive. Si tratta di un’opera che richiede molteplici ascolti per essere apprezzata appieno nella sua intensità.
Le sue lunghissime suites hanno un’architettura complessa , che passa da suadenti armonie melodiche a parti più movimentate, da momenti quasi ipnotici ad altri dark gothic. Bellissime ed intense le atmosfere eteree di Lemmings e la simbiosi perfetta di Jackson ai fiati e di Banton alle tastiere. A Plague Of Lighthouse Keepers a tratti melodica a tratti inquietante, affronta tematiche esistenziali incentrate sulla solitudine e la disperazione dell’essere umano, con un Bob Fripp guest star alla chitarra semplicemente fantastico. Con questo album termina il periodo migliore del gruppo, la cui successiva produzione sarà meno significativa ma mai banale.
Il viaggio nei ricordi prosegue…